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domenica 12 aprile 2020

Biografia di Luigi Bracco. Di Gianpiero Pettiti “La Fedelta”Fossano. 
“Noi abbiamo un contabile che fa meditazione”: è il commento, tra lo stupito e lo scandalizzato, che si bisbiglia a Fossano sul conto di un ragioniere, tal Luigi Bracco, che un bel giorno, di punto in bianco, abbandona un posto di lavoro dalla promettente e ben remunerata carriera, per dedicarsi, in casa propria, alla preghiera e alla meditazione. Se l’esperienza delle “monache di casa” non è certamente nuova nella storia della Chiesa, bisogna però dire che questo “monachesimo domestico” si è sempre quasi esclusivamente espresso al femminile, e non è mai stata così comune, specie dalle nostre parti, una sua versione maschile. Si capisce allora lo sconcerto del rilevatore del censimento che alla domanda “professione?”, sentendosi rispondere da Luigi “Faccio la volontà di Dio”, si trova nell’imbarazzo di cosa scrivere, finendo poi per faticosamente concordare con il diretto interessato la formula “religioso laico” che più si avvicina, pur senza centrarla in pieno, con la particolare ed esclusiva “ricerca di Dio” che l’uomo sta conducendo. Nasce nel 1918, ereditando una particolare predisposizione per gli studi dal padre e dal nonno: come loro in prevalenza autodidatta, con spiccata preferenza per gli studi filosofici e teologici, ma anche portato per le scienze esatte, in nome delle quali si diploma ragioniere da privatista, con l’aiuto e sotto l’assistenza del futuro cardinal Pellegrino, esigentissimo e per niente disposto a fare con lui brutta figura. Un rischio abbastanza remoto, vista la promozione a pieni voti e la totale applicazione negli studi, per i quali sacrifica tutto, anche i giochi e i divertimenti classici dei bambini. Orfano di padre nel 1927, che muore in conseguenza della “spagnola” contratta nella prima guerra, ancor prima del diploma di ragioniere comincia a lavorare all’Ufficio Imposte, dove dimostra di sapere il fatto suo e si impone per la serietà e la diligenza nel lavoro. Arruolato durante la seconda guerra (anche se in teoria dovrebbe esserne esonerato in quanto orfano di militare deceduto per causa di servizio) viene spedito alla Cecchignola, da dove fa ritorno dopo l’8 settembre 1943, attraversando fortunosamente l’Italia a piedi e vivendo poi, fino alla Liberazione, tappato in casa. Ufficialmente disertore, che rischiava grosso, anche la deportazione; concretamenteun giovane uomo che non può aderire alle forze armate della RSI e combattere a fianco dei Tedeschi. L’autosegregazione nella sua cameretta è forse il preludio alla sua successiva vocazione: studio continuo e preghiera lo modellano alla vita contemplativa e meditativa che si esprimerà al meglio a Liberazione avvenuta. Luigi è assunto alle dipendenze della Cassa di Risparmio: si impone come sempre per capacità e professionalità, gode della stima dei superiori ed è facile pronosticargli una brillante carriera (qualcuno già lo vede direttore di filiale, tutti comunque avvertono di aver a che fare con uno che “farà strada”). Invece qualcosa in lui si rompe e la prima ad accorgersene è la mamma, che lo vede ammalarsi, diventare inappetente e insonne, reso perennemente triste da un tormento interiore che Luigi non vuole svelare, quasi vergognandosene e che tira fuori un giorno solo perché pressato dai famigliari: “Non voglio mica passare la mia vita dietro una scrivania”. È l’inizio della crisi interiore, dalla quale sa di non poter uscire senza abbandonare quel lavoro, che tuttavia gli è indispensabile perché unico mezzo di sostentamento della famiglia. Mamma, dopo la vedovanza, ha allevato, mantenuto e fatto studiare i figli, imparando anche a fare la maglierista e riuscendo alla fine a comprare, di seconda mano, una macchina per lavorare a maglia. Si rende quindi perfettamente conto che, qualora venisse a mancare lo stipendio del figlio, dovrebbe continuare a mandare avanti la famiglia come aveva fatto fino ad allora, tuttavia, da donna cui non manca la fede, sprona il figlio a lasciare il lavoro ed a seguire la sua “strana” vocazione, “perché”, dice, “la Provvidenza ci penserà”. La gente commenta e non approva: nulla sarebbe stato se Luigi avesse abbandonato il lavoro per entrare in convento o in seminario, ma il dedicarsi esclusivamente alla preghiera e alla meditazione restando in casa è davvero troppo per il comune sentire. Così c’è chi lo giudica uno scansafatiche, chi lo critica per aver buttato alle ortiche un posto in banca che tutte le persone “normali” si sognerebbero e c’è anche chi commisera quella mamma che ha fatto tanti sacrifici per mettere quel figlio all’onor del mondo e che si vede ripagata a quel modo. Siamo nel 1946, nell’immediato dopoguerra, c’è fame di lavoro e tanta povertà, soprattutto spirituale, cui Luigi cerca di ovviare intensificando il suo rapporto con Dio. Il lavoro principale, se non esclusivo, di Luigi Bracco diventa così la ricerca di Dio, la meditazione della sua Parola, l’annuncio di uno stile nuovo di vita modellata sul Vangelo. Nascono i “gruppi del Vangelo” a dimensione domestica, ospitati cioè nelle case di amici e conoscenti che si lasciano affascinare dalle sue proposte e dalla radicalità con cui annuncia ed attualizza il messaggio evangelico. Non si limita ai confini fossanesi, facendo anche qualche puntata fuori diocesi, addirittura a Peveragno, che raggiunge in bicicletta oppure a piedi perché rifiuta, coerentemente con lo stile povero di vita che si è imposto di servirsi del treno o di accettare passaggi in auto. Nel 1948, insieme a don Antonio Gazzera e Cina Ramonda, dà vita alla “Messa del Povero”, mutuandone nome ed idea dall’analoga esperienza avviata da Giorgio La Pira a Firenze nella chiesa di San Procolo, ma soprattutto attingendo allo spirito più autentico del Vangelo. Sono le Domenicane ad ospitare, all’inizio, questi incontri domenicali dei vecchi e nuovi poveri, ai quali insieme all’annuncio della Buona Notizia di Gesù e alla celebrazione eucaristica, viene offerta la colazione, magari qualche vestito o un po’ di viveri per la settimana. Per qualcuno è anche l’occasione per lasciarsi sbarbare e ripulire, per tutti è sicuramente il posto in cui trovare un incoraggiamento o una parola di conforto. Gli appuntamenti si spostano poi, e continuano tuttora, alla chiesa di San Giorgio e nei locali attigui, che certamente meglio si prestano a questo genere di accoglienza, ma la domenica caritativa di Luigi non si limita qui, prolungandosi nel pomeriggio con la visita dei malati, nelle corsie dell’ospedale o nei sanatori, dove lascia un segno di amicizia, una parola buona, una rivista. Di pari passo con l’intensificarsi della sua attività a servizio della Parola di Dio, cresce anche una sorta di diffidenza nei suoi confronti, soprattutto in alcune frange del clero fossanese. “Più che diffidenza, ricorda oggi un testimone di quell’epoca, direi una certa difficoltà a capirlo; si avvertiva il rischio che si travisasse il suo messaggio, perché Bracco volava alto, molto alto e mica tutti riuscivano a seguirlo”. D’altronde, non bisogna dimenticare che, soprattutto in epoca preconciliare, una certa diffidenza circonda la stessa Parola di Dio, soprattutto se lasciata in mano ad un laico. Dal 7 settembre 1966 le meditazioni di Luigi vengono pubblicate sul “La Fedeltà” a cadenza settimanale nello spazio “Oasi dello Spirito”, offrendo ai lettori “la ricchezza del suo pensiero, la profondità del suo spirito e anche la squisita delicatezza dei suoi sentimenti che trapelano, ora qui ora là, con accenti di alta e velata poesia prorompente da un cuore appassionato per Dio, da quasi tutti i suoi scritti”. Sarà una collaborazione che durerà trent’anni, cioè fino alla sua morte, anzi anche dopo, visto che a cura dei suoi amici si continuerà per alcuni mesi a pubblicare i suoi scritti inediti. Ma già da ben prima le sue meditazioni hanno una loro divulgazione attraverso semplici fogli ciclostilati che a pacchi vengono spediti e diffusi anche a Torino, dimostrando quanta sete di Dio alberghi nel cuore dell’uomo. Luigi muore il 14 aprile 1996, domenica in Albis, dopo aver ultimato il suo calvario di sofferenza in unione a quello di Gesù. Proprio il Venerdì Santo è confortato dalla visita e dalla benedizione di mons. Natalino Pescarolo, che lo ringrazia del servizio di preghiera e testimonianza reso per mezzo secolo, definendolo poi, durante la veglia funebre, “maestro e testimone della Parola di Dio”. Una testimonianza, forse meglio di altre, prova a sintetizzare la sua eccezionale esperienza del divino:“La sua vita era caratterizzata da un’autenticità, una schiettezza e una coerenza sorprendenti e anche da aspetti apparentemente contrastanti: severo e gioviale; riservato ed aperto; staccato (“bisogna saper far l’orso se si vuol salvare il tempo interiore per Dio”, soleva dire) e disponibile ; amico dei poveri e amico dei ricchi; netto, radicale, senza mezze misure nelle scelte di vita e amante delle cose belle, della natura, dell’arte, della musica, dei fiori e soprattutto della montagna...”.Insieme alla sua testimonianza di vita e alla sua costante ricerca dell’Assoluto restano oggi di lui, la Casa di preghiera, ancora aperta sul Coniolo, le sue pubblicazioni, le registrazioni delle sue meditazioni, qua e là i suoi spunti e le sue meditazioni, che continuano a circolare. e che si trovano anche in internet.

sabato 11 aprile 2020

La nostra lapidazione. "E tutti accorrevano a Lui ed Egli seduto li ammaestrava". Gv 8 Vs 2 7/Gennaio/1984

Ciò che noi raccogliamo nella nostra notte e che portiamo nell'alba, alla presenza del Pensiero di Dio, è lo specchio di quello che siamo noi.
Questi scribi e questi farisei, il giorno prima erano stati adulteri, perché avevano tradito l'unione con Dio. Perché l'unione con Dio, li aveva sollecitati all'ascolto del Cristo e loro non hanno capito la proposta della Luce, preferendo ad essa la legge, la sacra scrittura e questo è adulterio, adultero è colui che rompe una unione e nella notte Dio ha fatto incontrare loro un adultera per mostrare loro quello che essi erano ma loro, anziché cogliere da Dio questo aiuto, questo messaggio, questa lezione, hanno giudicato e hanno condotto questa donna in piazza, davanti a Gesù all'alba per condannarla, per lapidarla anzi per sottomettere Gesù alla legge, alla loro autorità.
Non si sono resi conto che facendo così, loro hanno presentato in piazza il loro peccato, lo specchio della loro anima e chiedendo la lapidazione dell'adultera, chiedevano la lapidazione di se stessi.

L'amore della legge."E tutti accorrevano a Lui ed Egli seduto li ammaestrava". Gv 8 Vs 2 7/Gennaio/1984

Questi scribi e questi farisei, hanno presentato a Gesù lo specchio della loro anima, perché si erano rifiutati (quando erano stati sfiorati dalla Luce che li convocava all'ascolto di Dio) di ascoltare la Luce, quindi hanno rotto l'unione con Dio, hanno tradito lo spirito della legge e hanno messo la lettera al posto dello spirito.
Hanno tradito lo spirito della legge, perché lo scopo di tutta la legge è condurre ad ascoltare Dio.
Anima di tutta la legge e di tutti i profeti è: "Ama il Signore Dio tuo con tutto te stesso".
Questo "amare" vuole dire cercare, vuole dire ascoltare.
Se noi escludiamo questo amore che anima tutta la legge, tutta la creazione e tutte le profezie, noi diventiamo degli adulteri, perché noi rompiamo la nostra unione con Dio per unirci a qualche cosa di diverso da Dio che può essere la legge, la lettera della legge, che possono essere i comandamenti, che possono essere le regole o il sabato.
Noi giungeremo alla presenza del Pensiero di Dio ma giungeremo per sottomettere Dio a questa nostra verità e quindi verremo a trovarci nella contraddizione, nella impossibilità di restare con il Pensiero di Dio, così come questi scribi e farisei non poterono restare alla presenza di Cristo.

Sottomettere Dio. "E tutti accorrevano a Lui ed Egli seduto li ammaestrava". Gv 8 Vs 2 7/Gennaio/1984

Se tutte le cose sono mantenute unite a Dio ("date a Dio quello che è di Dio") e noi stessi ci manteniamo uniti a Dio, tutte le cose ci conducono all'ascolto di Dio ma, se noi ci disuniamo da Dio e disuniamo da Dio le cose, noi siamo condotti a sottomettere Dio al nostro interesse principale di vita.
Noi arriviamo a sottomettere Dio alla legge e qui stiamo arrivando al problema di questi scribi e di questi farisei che non giungono a Gesù per interrogare Gesù, per ascoltare Gesù, giungono a Gesù per sottoporre Gesù all'autorità della legge.
Noi arriviamo a sottomettere Dio alla legge, alle regole, all'autorità del mondo e alle istituzioni al sabato.
Ecco l'errore fondamentale.
Non ci rendiamo conto che tutte queste cose che sono buone, sono state create per portarci nell'ascolto di Dio e non per sottomettere Dio a queste.
Tutte queste cose sono degli ottimi servitori ma devono essere mantenute nel campo del servizio.
Servitori affinché la nostra anima possa ascoltare Dio.
Dio parla personalmente con la nostra anima e vuole che la nostra anima, personalmente si mantenga in rapporto con Lui: "Non dare a nessuno il nome di maestro, uno solo è il tuo Maestro, il Verbo di Dio che parla con te".

L'opera del Demonio."E tutti accorrevano a Lui ed Egli seduto li ammaestrava". Gv 8 Vs 2 7/Gennaio/1984

Questi scribi e farisei, portando davanti a Gesù una adultera, stavano portando davanti a Gesù la loro anima.
Adultero è colui o colei che tradisce la sua unione.
Ogni uomo è stato creato unito a Dio.
E tutte le cose sono create nello Spirito di Dio, quindi sono create unite a Dio e Dio dice all'uomo di non disunire quello che Dio ha unito.
L'opera cattiva, malvagia, l'opera demoniaca dell'uomo è quella di disunire da Dio, quello che Dio ha unito a Sé.
Di disunire la creazione da Dio, di disunire la creatura da Dio, di disunire i fatti e gli avvenimenti da Dio, di non vedere Dio in tutte le cose.
Questa è l'opera del demonio che è divisione.
Chi rimane nell'unione, proprio in quanto rimane nell'unione è portato all'ascolto di Dio.

Non giudicare. "E tutti accorrevano a Lui ed Egli seduto li ammaestrava". Gv 8 Vs 2 7/Gennaio/1984

Qui avevano raccolto un'adultera.
Ho detto che quello che si raccoglie diventa lo specchio della nostra anima.
Questa adultera raccolta da questi scribi e da questi farisei era lo specchio della loro anima.
Senza che loro se ne rendessero conto, questa adultera colta in fragrante era lo specchio di ciò che questi scribi e farisei erano nei riguardi di Dio.
L'avevano portata di fronte a Gesù chiedendo di lapidarla perché "Secondo la legge doveva essere lapidata".
Evidentemente non si rendevano conto che, se questa adultera era lo specchio della loro anima, loro stavano chiedendo la propria lapidazione.
Portando in piazza l'adultera, portavano in piazza la loro colpa, portavano in piazza il loro peccato.
Per questo Gesù dice di non giudicare.
Bisogna stare molto attenti a giudicare, perché giudicando, noi mettiamo in piazza il nostro peccato.
Perché se tutto è lezione di Dio, noi dobbiamo prendere da tutto e da tutti la lezione di Dio per noi ma dobbiamo stare molto attenti a non giudicare e a non condannare.

Lo specchio dell'anima. "E tutti accorrevano a Lui ed Egli seduto li ammaestrava". Gv 8 Vs 2 7/Gennaio/1984

Ciò che uno raccoglie nella sua notte diventa l'evidenziazione del suo interesse principale, del suo amore principale, di ciò che lui porta nel cuore.
Ciò che uno ha raccolto nella sua notte rivela la fede che ogni uomo porta dentro di sé.
Possiamo dire che quello che uno raccoglie nella sua notte, diventa lo specchio di sé.
Ognuno di noi sarà condotto dinanzi al Pensiero di Dio con ciò che avrà raccolto nella notte.
E ciò che avrà raccolto,sarà lo specchio del suo animo, sarà lo specchio del suo rapporto con Dio.
Per questo dico che ci troveremo tutti dinanzi al Pensiero di Dio ma non tutti alla stessa maniera.
Non tutti avremo raccolto le stesse cose e non tutti avremo raccolto nella stessa misura.

I prodotti della notte. "Allora gli scribi e i farisei gli conducono una donna sorpresa in adulterio". Gv 8 Vs 3 15/Gennaio/1984

L'alba è determinata dall'incontro con il Pensiero di Dio e la notte di ogni uomo, sfocia i suoi prodotti di fronte al Pensiero di Dio.
Qui abbiamo scribi e farisei che conducono una donna adultera, sorpresa in flagranza, ecco il prodotto della notte.
Ognuno nella notte, raccoglie qualche cosa, attorno a un suo interesse principale.
Parlando della notte abbiamo visto che la notte rappresenta ciò che ogni uomo raccoglie, accumula attorno a un suo interesse principale, attorno a un amore.
Prima l'uomo è sfiorato dalla Luce e di fronte a questa dà una risposta.
Può essere interessato a ciò che la Luce gli ha proposto, oppure può essere interessato al rifiuto di ciò che la Luce gli ha proposto.
Comunque in questa risposta, l'uomo determina la sua vita.
Poi viene la notte in cui ognuno sottomette, quindi raccoglie tutte le cose, attorno al suo interesse principale.
Poi arriva l'alba, in cui ognuno sfocia con ciò che ha raccolto nella sua notte.
Gesù dice: "Non raccogliete tesori in terra ma, raccogliete tesori in cielo".

La conclusione del discorso di Dio."Allora gli scribi e i farisei gli conducono una donna sorpresa in adulterio". Gv 8 Vs 3 15/Gennaio/1984

Tutti arrivano alla presenza del Verbo di Dio.
Siamo tutti convocati alla sua presenza: amici e nemici.
Perché il Pensiero di Dio è la conclusione del discorso di Dio Creatore.
Dio in tutta la sua creazione non fa altro che presentare Se Stesso, non fa altro che parlare di Sé.
Tutta la creazione è rivelazione di Dio a noi ed essendo Parola di Dio, come ogni parola tende a un fine, quando non parliamo vanamente, tende cioè a manifestare un pensiero.
Tutta la creazione di Dio, tende a rivelare a noi il Pensiero di Dio, per cui dobbiamo aspettarci questo incontro con il Pensiero di Dio, perché noi viviamo nella e della creazione di Dio, quindi volenti o nolenti dobbiamo aspettarci questo incontro con il Pensiero di Dio, perché è la conclusione dell'opera.
Tutta la creazione, essendo opera di Dio (Dio che trascende l'uomo), si conclude indipendentemente dall'uomo.
Quindi giungeremo tutti alla presenza di Dio.
Ma se tutti giungono alla Presenza di Dio, non tutti vi giungono alla stessa maniera.

Il pensiero illumina la realtà.

venerdì 10 aprile 2020

Il Giudizio. "E tutti accorrevano a Lui ed Egli seduto li ammaestrava". Gv 8 Vs 2 7/Gennaio/1984

Dio, il Principio che opera in tutto, arriva un certo momento in cui si rivela ed è il Pensiero di Dio in noi.
Si rivela nell'alba.
Se però in noi non abbiamo messo Lui al centro della nostra vita, prima che si riveli, questo non fa altro che farci costatare la nostra impossibilità a seguirlo e quindi non fa altro che giudicarci.
Noi restiamo giudicati dallo stesso Pensiero di Dio quando si evidenzia in noi.
Quel Pensiero di Dio che parla a noi in tutto e che invitava noi a metterlo dentro di noi, là in quel campo in cui le cose non avvengono senza di noi (il nostro interno), quello stesso Principio, quello stesso Verbo diventa per noi motivo di giudizio.
Gesù lo dice chiaramente che il Giudizio sta in questo: "La Luce splende fra le tenebre ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla Luce".
Preferire le tenebre alla Luce, vuole dire non desiderare di capire.
Vuole dire rifiutare la Verità.
La Verità si annuncia a noi, si annuncia a noi senza di noi.
Ma la Verità invita noi ad interessarci di Sé.
Chi alla Verità preferisce le tenebre, preferisce cioè non capire, rifiuta la Verità.
In questo rifiuto alla Verità, nasce, sorge il Giudizio.
http://luigi-bracco.000webhostapp.com/8.2.htm

L'ascolto è un accordo fra interno ed esterno. "E tutti accorrevano a Lui ed Egli seduto li ammaestrava". Gv 8 Vs 2 7/Gennaio/1984

L'ascolto è essenzialmente un accordo.
L'accordo richiede una partecipazione tra ciò che è in noi e ciò che arriva a noi senza di noi, è necessario che ciò che arriva a noi senza di noi faccia vibrare ciò che è in noi, questo affinché si stabilisca un accordo.
Perché faccia vibrare si richiede che ciò che arriva a noi sia sulla stessa lunghezza d'onda di ciò che è dentro di noi.
La lunghezza d'onda è determinata dal principio.
Ciò che arriva a noi senza di noi, noi diciamo che è esterno a noi.
Invece ciò che è interno a noi è in noi ma non senza di noi.
Ora, ciò che è esterno a noi, senz'altro non è opera nostra, ha un altro principio da noi.
Quindi tutto quello che arriva a noi senza di noi, cammina su una certa lunghezza d'onda che non è certamente la lunghezza d'onda del nostro io.
Perché ci sia la possibilità di accordo e quindi di ascolto, è necessario che quello che è dentro di noi parta dallo stesso principio da cui parte quello che è esterno a noi.
Se dentro di noi le cose, i pensieri partono da un principio diverso (pensiero del nostro io) certamente c'è impossibilità di accordo tra quello che arriva a noi senza di noi (Parola di Dio) e quello che noi portiamo in noi: questo ci rende sordi.
Resi sordi vuole dire essere ciechi: non possiamo essere istruiti sui colori.
Se siamo sordi non possiamo essere istruiti sull'armonia delle cose.
Così si determina in noi la sordità e quindi l'incapacità di potere seguire il Cristo che ci ammaestra circa il Padre.

http://luigi-bracco.000webhostapp.com/8.2.htm

L'allievo. "E tutti accorrevano a Lui ed Egli seduto li ammaestrava". Gv 8 Vs 2 7/Gennaio/1984

Il problema di colui che ascolta è quello di avere la possibilità di seguire colui che insegna.
Un cieco non può essere ammaestrato sui colori, non ha la possibilità di capire i colori.
Quindi non c'è pura passività in colui che ascolta.
Da cosa è data questa capacità di seguire colui che insegna?
La capacità di seguire colui che insegna è data dall'avere presente in sé, in colui che ascolta lo stesso principio che ha presente colui che insegna.

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Il Maestro. "E tutti accorrevano a Lui ed Egli seduto li ammaestrava". Gv 8 Vs 2 7/Gennaio/1984

Chi insegna deve avere presente il punto d'arrivo, il punto di partenza di colui che ascolta e la strada da percorrere tra i due punti.
Se non ha presente questo non può condurre colui che ascolta a vedere quello che lui vede.
Se manca uno solo di questi tre dati non può ammaestrare.
Gesù dice che un cieco non può essere guida di un altro cieco.
E per questo dice di non dare a nessuno il nome di maestro, perché uno solo è il Maestro.
Essere maestro significa avere presente il punto d'arrivo, il punto in cui si trova la creatura e la strada fra i due punti e questo l'ha presente solo il Verbo di Dio.
"Nessuno può salire al cielo se non Colui che discende dal cielo".
Questo è il problema di colui che insegna.

Ammaestrare. "E tutti accorrevano a Lui ed Egli seduto li ammaestrava". Gv 8 Vs 2 7/Gennaio/1984

Qui è detto che Egli seduto li ammaestrava, quel "seduto" rappresenta proprio l'immutabilità, la stabilità, l'eternità.
Abbiamo il Verbo di Dio che dalla sua eternità istruisce l'uomo.
Abbiamo detto che in questa alba, l'uomo viene a trovarsi di fronte all'eterno, all'eterno che ammaestra.
Cosa vuole dire "ammaestrare"?
Ammaestrare vuole dire insegnare e insegnare vuole dire condurre a vedere.
Condurre a vedere colui che ascolta e che ancora non vede.
Il Verbo ammaestrando, conduce a vedere quello che ancora noi non vediamo.
Il Verbo di Dio, ci conduce a vedere il Padre.
Ma qui ci sono delle persone che possono venirsi a trovare nella impossibilità.

http://luigi-bracco.000webhostapp.com/8.2.htm

Rendez-vous con il Pensiero di Dio. "E tutti accorrevano a Lui ed Egli seduto li ammaestrava". Gv 8 Vs 2 7/Gennaio/1984

L'alba è determinata da questo, da questa venuta del Pensiero di Dio, da questo a tu per tu, da questo rendez-vous con il Pensiero di Dio.
Punto d'incontro per tutti, perché qui dice che tutti accorrevano a Lui e dicendo tutti, s'intende nessuno escluso, sia coloro che accettano l'ascolto, sia coloro che lo rifiutano, sia i buoni che i cattivi, sia i giusti che gli ingiusti, tutti vengono a trovarsi di fronte al Pensiero di Dio.
Noi diciamo che l'alba è determinata dalla venuta del Pensiero di Dio, sono frasi umane, perché non è che Dio si sposti da un luogo all'altro: Dio è il presente, Colui che è sempre presente, quindi questa venuta del Pensiero di Dio non è un mutamento in Dio ma è un mutamento che avviene nella creatura, un mutamento che Dio opera nell'uomo.
Da che cosa è causato questo mutamento?
È causato dalla sottomissione di tutti i valori al Pensiero di Dio, oppure dall'annullamento di tutti i valori.
Annullamento che avviene nella vita di ogni uomo.
Man mano che la nostra vita passa, Dio opera questo sconvolgimento di valori, Dio opera questo annullamento di valori, per cui l'uomo, volente o nolente, viene a trovarsi di fronte all'unica realtà che gli rimane: il Pensiero di Dio.
Il Pensiero di Dio che è presente in noi senza di noi o nonostante noi.
Qui ci troviamo di fronte al Pensiero di Dio, quindi ci troviamo di fronte all'eterno.

Alle porte della Pentecoste. "Ma all'alba, Gesù tornò di nuovo nel tempio".Gv 8 Vs 2 Primo.Gennaio.1984

Tutti noi stiamo camminando verso questa grande meta, il Pensiero di Dio e anche il pensiero del nostro io deve essere subordinato al Pensiero di Dio. Subordinando tutto al Pensiero di Dio a un certo momento sentiamo il bisogno di raccogliere anche il pensiero del nostro io nel Pensiero di Dio.
E proprio subordinando il nostro pensiero al Pensiero di Dio, qui arriviamo alla Presenza di Dio, arriviamo a scoprire la presenza di Dio in noi.
Quando Dio ci offre il pensiero del nostro io, come segno da raccogliere in Dio, qui siamo alle porte della Pentecoste. Ma prima noi raccogliamo tanti altri segni, dalla creazione a tutti i fatti che accadono e che ci accadono, fino ad arrivare a questo punto di maturazione in cui Dio stesso ci fa capire che il pensiero del nostro io è ancora una parola sua e ci invita quindi a capire il pensiero del nostro io nel Pensiero di Dio.

Noi non siamo vivi. "Ma all'alba, Gesù tornò di nuovo nel tempio".Gv 8 Vs 2 Primo.Gennaio.1984

Dio attraverso i segni non fa altro che parlaci di Sé, proporci Sé perché Lui solo è, quando noi diciamo che Dio è uno solo, vuole dire che Dio ci parla solo di Sé, non può parlarci di altro.
Dio crea tutto per Sé, per manifestare Sé, per far conoscere Sé.
Non ci sono due creatori, per cui Dio non opera per un altro.
Dio opera unicamente per Se Stesso.
Opera per Se Stesso, perché Lui è la Verità e in Lui abbiamo la Luce, la Gioia, la Vita, abbiamo tutto.
Dio ci presenta Se Stesso affinché noi abbiamo a vivere.
La nostra vita è nascosta in Dio.
Lui parlandoci di Sé ci offre la Vita, la Vita non è in noi, noi non siamo viventi, noi siamo vivificabili.
In potenza siamo vivi ma, siamo vivificabili e Dio per farci partecipare alla Vita ci parla di Sé.
La nostra vita è partecipazione a ciò che Dio è.
La nostra vita è conoscenza di Lui.
Quando Gesù parla di vita eterna, la oppone alla nostra vita transitoria che non è vera vita.
Questa vita eterna è la Vita vera e la vita vera è conoscere Dio.
Nella conoscenza di Dio, noi abbiamo la vita vera.
La vita che stiamo sviluppando senza conoscere Dio, quella non è vita vera, è solo un segno della vita vera.

Il pensiero illumina la realtà.

L'illusione del pensiero. "Ma all'alba, Gesù tornò di nuovo nel tempio".Gv 8 Vs 2 Primo.Gennaio.1984

Noi sappiamo di non essere noi a fare il filo d'erba ma ci illudiamo di essere noi a fare i nostri pensieri, ci illudiamo di essere noi a pensare.
Se noi non partiamo da Dio, è impossibile capire che quando io penso non sono io che penso ma è Dio che mi fa pensare, tutto si gioca fra il pensiero del mio io e Dio.
Vivendo nel pensiero del tuo io tu sei nella impossibilità di capire e finisci nella confusione e nella confusione di tutte le cose.
Ora se il filo d'erba non l'ho fatto io a maggior ragione il mio pensiero non l'ho fatto io e quindi non posso giustificare nulla nel mio pensiero.

Intelligenza o confusione. "Ma all'alba, Gesù tornò di nuovo nel tempio".Gv 8 Vs 2 Primo.Gennaio.1984

Nell'alba di fronte al Pensiero di Dio una grande differenza: l'uomo che ascolta Dio e che quindi in tutto cerca il Pensiero di Dio, ordinando tutto al Pensiero di Dio, viene a trovarsi in un rapporto di verità e sfocia nell'alba con l'intelligenza, tutto in realtà è subordinato al Pensiero di Dio e Dio in tutto rivela il suo Pensiero e colui che in tutte le cose cerca il Pensiero di Dio, arriva all'intelligenza del Pensiero stesso di Dio.
Colui che opera invece nell'ingiustizia e che tende a subordinare tutto al pensiero di se stesso, compreso quindi il Pensiero di Dio, arriva a un certo momento in cui viene a trovarsi di fronte all'impossibilità di giustificare il Pensiero di Dio nel pensiero del suo io, poiché il rapporto è ingiusto, quindi viene a trovarsi di fronte alla impossibilità di capire.
Questa è la situazione delle due albe in cui sfociano le due notti.
Colui che ascolta Dio viene a trovarsi in un alba con intelligenza.
Colui che non ascolta Dio, viene a trovarsi in un alba di giudizio, di confusione.
Gesù dice che il giudizio sarà questo: "La Luce è venuta nel mondo ma gli uomini hanno preferito le tenebre".
Quando l'uomo è sfiorato dalla Luce ma non l'accoglie e quindi non si dedica a ciò che la Luce gli propone preferisce le tenebre e preferendo le tenebre conclude sempre davanti a Dio ma, si conclude con la confusione, con la impossibilità di capire.
Questo ci fa capire che se le due notti sfociano nel Pensiero di Dio, tutti gli uomini buoni o cattivi, saranno condotti alla Presenza di Dio. Ci troveremo tutti alla presenza del Pensiero di Dio con però questa grande differenza: gli uni avranno possibilità di intelligenza, gli altri si troveranno nella impossibilità dell'intelligenza.

Due notti e una stessa Alba. "Ma all'alba, Gesù tornò di nuovo nel tempio".Gv 8 Vs 2 Primo.Gennaio.1984

L'uomo che ascolta Dio, tende a subordinare tutto al Pensiero di Dio mentre l'uomo che non ascolta Dio, tende a subordinare tutto, compreso il Pensiero di Dio al suo io.
Le due notti, tutte e due sfociano nel Pensiero di Dio, sia la notte che ascolta e sia la notte del peccato, perché la notte di colui che ascolta, tende a ordinare tutto al Pensiero di Dio per conoscere il Pensiero di Dio e a un certo punto viene a trovarsi di fronte al Pensiero di Dio, perché quello è l'oggetto della sua ricerca e qui abbiamo l'alba, l'incontro col Pensiero di Dio con la partecipazione dell'uomo rappresenta l'alba nella quale sfocia la notte dell'uomo ma, abbiamo anche la notte del peccato che sfocia in un alba e quest'alba è ancora determinata dal Pensiero di Dio, poiché l'uomo, tendendo a subordinare tutto al pensiero del suo io, arriva al punto in cui s'impegna per subordinare il Pensiero di Dio al pensiero del suo io.
Non c'è nessuno che sia più attratto da Dio che l'ateo, ogni uomo resta attratto da ciò che rifiuta, perché proprio rifiutando tende a subordinare ciò che ha rifiutato al pensiero di se stesso.
All'ultimo l'uomo si vede impegnato a subordinare, a far dipendere il Pensiero di Dio dal pensiero del suo io, quindi a cercare di capire il Pensiero di Dio come prodotto del pensiero del suo io, noi abbiamo inevitabilmente la notte del peccato e anche qui abbiamo un alba.
Abbiamo due tipi di notte che concludono tutti e due con questa alba: l'uomo di fronte al Pensiero di Dio.

La notte del peccato. "Ma all'alba, Gesù tornò di nuovo nel tempio".Gv 8 Vs 2 Primo.Gennaio.1984

C'è anche una notte che non procede dall'ascolto di Dio e qui abbiamo il peccato, quando l'uomo non ascolta Dio durante il giorno quando la Luce giunge a lui.
Abbiamo visto che la Luce che giunge all'uomo, essendo Parola di Dio è sempre proposta che Dio fa all'uomo, affinché l'uomo si apra all'interesse per le cose di cui Egli gli parla.
Se l'uomo non ascolta la Parola di Dio, introduce nella sua vita un altra notte.
La notte che introduce l'uomo nella sua vita, è quella nella quale lui cerca di subordinare tutte le cose al pensiero del proprio io.
L'uomo rifiuta l'ascolto di Dio, in quanto su di lui prevale il pensiero di se stesso. Nel pensiero del proprio io, l'uomo inaugura una sua notte, la notte attraverso la quale, Lui tende a subordinare ogni cosa al pensiero di se stesso.Come nella notte senza peccato (quella che deriva dall'ascolto di Dio), l'uomo tende a subordinare tutto al Pensiero di Dio e a raccogliere tutto nel Pensiero di Dio, per vedere in tutto il Pensiero di Dio, così anche nella notte del peccato, l'uomo tende a raccogliere, vedere e ordinare tutto nel pensiero di se stesso, compreso anche il Pensiero di Dio.
Perché il Pensiero di Dio appartiene a questo "tutto" che è dato all'uomo, fra tutte le cose che sono date all'uomo, c'è anche il Pensiero di Dio.

La notte dell'ascolto di Dio. "Ma all'alba, Gesù tornò di nuovo nel tempio".Gv 8 Vs 2 1.Gennaio.1984

Dio ha creato il giorno e la notte prima di creare l'uomo e prima che l'uomo peccasse, non dobbiamo quindi ritenere la notte una espressione o un segno del peccato originale.
La notte, nel disegno di Dio è indipendente dal peccato dell'uomo e va contemplata quindi nel Pensiero di Dio, indipendentemente dal peccato dell'uomo, poi ci sarà anche una notte che è effetto del peccato dell'uomo.
La notte, ricordiamo sempre che è un mutamento che avviene in ognuno di noi, la notte voluta da Dio, rappresenta il silenzio di tutte le creature, il silenzio di tutti i segni.
Durante il giorno ci sono le creature che giungono a noi e sono i segni di Dio che si presentano a noi, sono Parole di Dio che arrivano a noi durante il giorno, poi viene la notte e la notte rappresenta il silenzio, creature che si allontanano da noi, parole che tacciono che non si fanno più sentire, perché questo?
È il tempo della pausa, anche nella musica c'è il suono e c'è la pausa, il suono rappresenta il giorno e la pausa rappresenta la notte, perché? Proprio la pausa dà maggior valore a quello che è il suono.
E così anche nella Parola di Dio, tutta la creazione di Dio è un opera musicale ed è fatta di parole e di silenzi.
La parola è necessaria ma anche il silenzio è necessario, perché? Per evidenziare la parola affinché l'uomo possa prendere coscienza di quello che ha ascoltato della Parola di Dio che gli è arrivata.
Quindi abbiamo Dio che parla ed abbiamo Dio che tace affinché l'uomo prenda coscienza di quello che ha udito.
La notte quindi è fatta per questo, affinché l'uomo raccolga nel Pensiero di Dio, quello che ha udito durante il giorno.
Questa è la notte che procede dall'ascolto di Dio.

Il mutamento di Dio "Ma all'alba, Gesù tornò di nuovo nel tempio".Gv 8 Vs 2 1.Gennaio.1984

C'è questo concetto di Dio che va, Dio che viene, Dio che ritorna e non va inteso nel senso che Dio si sposti da un luogo all'altro, poiché Dio è Colui che è presente, è sempre presente, Dio è il presente
Quando sentiamo parlare di Dio che si rende assente, Dio che va, Dio che viene, Dio che ritorna, non dobbiamo pensare a uno spostamento di Dio ma, dobbiamo pensare piuttosto a una parola detta a noi e il mutamento se non avviene in Dio, evidentemente avviene in noi: siamo noi che siamo mutati, siamo noi che mutiamo.
Anche la notte, anche l'alba e anche il giorno quindi non è un mutamento che avviene in Dio ma è un mutamento che avviene in noi.

Il ritorno di Cristo. "Ma all'alba, Gesù tornò di nuovo nel tempio".Gv 8 Vs 2 1.Gennaio.1984

Ora dobbiamo vedere quando avviene questo ritorno, perché tutto nel Vangelo è Parola di Dio rivolta personalmente a ognuno di noi e quindi tutto è carico di significato.
Qui è detto all'alba e dobbiamo chiederci che cosa significhi quest'alba nella nostra vita spirituale e personale.
Gesù dice che dodici sono le ore del giorno e dice che poi viene la notte quando nessuno può operare, operare vuole dire anche parlare.
Gesù dice anche che il Figlio non può fare niente se non lo vede fare dal Padre.
Il Padre è la sorgente della Luce.
La caratteristica del Figlio di Dio è di vedere tutto nella luce del Padre e i figli di Dio si caratterizzano in questo che in tutto si lasciano guidare dallo Spirito di Dio.
Quando dice: "Viene la notte in cui nessuno può operare", intende anche: "Nessuno può parlare".
Invece noi vediamo tanti uomini che nella notte operano e parlano ma, il loro parlare è vanità, è nulla e anche il loro operare serve a niente, vale soltanto ciò che è fatto nella Luce, abbiamo letto un salmo che dice:"Inutilmente voi sorgerete prima della Luce".
Bisogna vegliare in attesa della Luce, perché è soltanto la Luce che dà anima alle nostre parole e dà significato alle nostre parole e al nostro operare.
Ogni notte sfocia in un alba e qui si dice che all'alba, Gesù ritorna: Gesù che ritorna è Dio che ritorna.

Occuparsi del positivo. "Ma all'alba, Gesù tornò di nuovo nel tempio". Gv 8 Vs 2 25.12.83

La parabola della zizzania e il grano: non preoccuparti di togliere la zizzania, preoccupati di fare crescere il grano e il grano rappresenta il desiderio di Dio e il desiderio di conoscere Dio. Preoccupati tanto che questo cresca e questo desiderio cresce quanto più tu conosci il Signore. Perché il desiderio di una cosa, cresce in rapporto diretto con la conoscenza di quella cosa, quindi più noi conosciamo e più noi desideriamo. Se noi desideriamo poco Dio, è perché lo abbiamo ancora conosciuto poco. Chi non desidera Dio è perché non lo conosce affatto ma, chi lo conosce molto, non può fare a meno di desiderarlo. Il tanto desiderio è effetto di conoscenza, l'amore è effetto di conoscenza, quindi se vuoi crescere nel desiderio, preoccupati di far crescere la conoscenza.
Non preoccuparti delle colpe o del male, anche quella prostituta di Magdala, se si fosse preoccupata del suo male non sarebbe mai arrivata al Cristo, lei andata al Cristo con tutto il suo male addosso e Lui l'ha liberata dai sette demoni, immagina un po'.
Non dobbiamo mai ripiegarci sulle nostre colpe. In qualunque situazione tu ti trovi, fossi anche nell'abisso più nero, hai sempre la possibilità di occuparti di Dio e se ti occupi di Dio vuol dire che tanto o poco superi il pensiero di te stesso, perché è il pensiero del nostro io che ci fa ripiegare sulla colpa e che a un certo momento ci porta alla disperazione.

Accogliere tutte le parole di Dio "Ma all'alba, Gesù tornò di nuovo nel tempio". Gv 8 Vs 2 25.12.83

Quando Lui dice: "Dove Io sono, voi non potete venire", certo che lo dice per salvarci ma se dice questo vuol dire che può darsi che questa situazione avvenga, perché altrimenti non lo direbbe. Qui abbiamo delle vergini stolte che non vanno a divertirsi ma che vanno in fretta a bussare alla porta e invocano: "Aprici" e Lui non apre, si rifiuta, perché questo? Non dice questo per farci una poesia ma lo dice per presentarci una realtà. Quindi questa realtà qui va contemplata, non possiamo escluderla. Se vogliamo mettere Dio al centro di tutto, dobbiamo contemplare tutto, non contemplare quello che ci fa comodo e mettere da parte quello che non ci piace. No, raccogli quello che ti piace e quello che non ti piace e se è una parola dura e severa, raccogli anche quella. Noi siamo condannati da quello che avremo escluso, non siamo mica condannati da quello che abbiamo raccolto. Tutto quello che abbiamo raccolto, quello lo vedremo ma è la Pietra scartata che diventa una pietra d'inciampo per me. Pietra d'inciampo vuole dire che m'impedisce di entrare nella Luce.
È soltanto quello che noi rifiutiamo che ci impedisce di entrare nella Luce. Tutte le parole del Signore vanno tutte accolte meditate e custodite perché sono parole del Signore, sono Parole di Dio, del mio Creatore, allora devo custodirle con cura. se noi le custodiamo con cura Lui certamente ci salva, Lui non si diverte mica a farci tribolare, è Lui che ci ha creati e ci ha creati per salvarci, per portarci nella Luce, però noi dobbiamo raccogliere le sue Parole con attenzione e con cura.

La prima visita della Luce. "Ma all'alba, Gesù tornò di nuovo nel tempio". Gv 8 Vs 2 25.12.83

Noi ci stiamo disperdendo in tante cose, quindi disperdiamo i nostri pensieri, la nostra vita, il nostro tempo dietro a tante cose e Gesù viene per raccoglierci nell'unica cosa necessaria: "Lascia perdere tutto, tutto è già fatto, tutto è già pronto, preoccupati solo di conoscere Dio, perché tu sei stato creato per partecipare a questo pranzo di nozze, non preoccuparti di null'altro, è già tutto fatto, è già tutto pronto". Noi siamo sempre lì a dire: "Devo ancora fare quello e quell'altro".
Tu uomo sei stato creato per occuparti di Dio, questa è la prima visita, la prima parola della Luce che si presenta in tempi diversi per raccoglierci qui, per cui Gesù dirà: "Quante volte ho cercati di raccoglierti", non siamo in questa scena qui.

Il Giudizio della Parola. "Ma all'alba, Gesù tornò di nuovo nel tempio". Gv 8 Vs 2 25.12.83

Dio è presente in tutto e in tutti e costatando questo, se abbiamo accettato la proposta di Dio veniamo confermati se invece noi abbiamo rifiutato di credere a Dio perché avevamo argomenti umani che ci stavano più a cuore, questi argomenti umani qui, con la seconda venuta vengono annullati e allora noi restiamo confusi, perché Dio non lo avremo, gli argomenti per cui noi avevamo rifiutato Dio ci vengono annullati e restiamo con nulla in mano.
Per questo dico che la Parola di Dio ha due tempi anzi Gesù stesso lo dice: "Il Padre non giudica nessuno ma ha lasciato il giudizio al Figlio" e il Figlio è la Parola di Dio. Eppure il Figlio dice che la Parola di Dio non è venuta per giudicare, la Parola di Dio viene per salvare, quindi Dio parla per salvarci, non per giudicarci, se però noi non crediamo, noi restiamo giudicati dalla Parola udita.
Quindi la Parola che noi abbiamo udito e che non abbiamo creduto, quella stessa Parola ci giudicherà, perché ci giudicherà?
Perché arriva un secondo tempo della Parola di Dio, in cui questa mi annulla tutte le altre ragioni, tutti gli altri motivi per cui ho rifiutato di credere, mi pare sia chiaro.

La colpa che salva. "Ma all'alba, Gesù tornò di nuovo nel tempio". Gv 8 Vs 2 25.12.83

Dio anche dal nostro male riesce a ricavarne un bene, se noi mettiamo Dio al di sopra di tutto, sia chiaro.
Però il bene che Lui recupera dal nostro male, non è mai il bene che poteva esserci prima che ci fosse il nostro male, non so se rendo l'idea.
È come se in una orchestra un musicista facesse una nota sbagliata e il direttore riuscisse a costruire tutta una orchestrazione diversa su quella nota sbagliata: c'era una musica precedente, c'è stata una nota sbagliata e adesso il direttore d'orchestra ricostruisce tutta una musica nuova su quella nota sbagliata.
Dio in continuazione sta ricamando sulle nostre colpe, sui nostri peccati, sui nostri errori, sui nostri rifiuti pur di salvarci, è logico, però non passiamo mai sullo stesso punto, non si recupera la musica di prima come era stata scritta originariamente da Dio.
Però certamente andiamo verso questi due punti estremi, queste due grandi nascite: la prima nascita che è orientamento a Dio ed è la Luce che propone le cose di Dio, la seconda visita invece ci fa costatare che resta soltanto la Realtà di Dio, tutta l'altra realtà scompare.

La possibilità di pensare Dio. "Ma all'alba, Gesù tornò di nuovo nel tempio". Gv 8 Vs 2 25.12.83

Ogni uomo è stato creato per conoscere Dio, per cui la Luce di Dio opera con ogni uomo: in un primo tempo opera invitandolo con la sua proposta, perché se Dio non propone, l'uomo non può volere.
L'uomo non è libero di volere, l'uomo può volere solo quello che gli si presenta.
Tu puoi volere un vestito solo in quanto lo vedi, in vetrina o in tv o altrove ma se non lo vedi non puoi volerlo e così è lo stesso anche nei riguardi della Verità, noi non possiamo volere la Verità prima che questa ci visiti e ci proponga Se Stessa.
La Verità proponendosi a noi, dà a noi la grazia e la possibilità di volerla, non è detto che noi la si voglia, perché noi possiamo essere interessati ad altro e avere altri motivi di vita, però questa è la prima visita della Luce, se noi aderiamo noi avremo una seconda visita della Luce che ci farà vedere come realtà quello che abbiamo creduto, se invece noi abbiamo rifiutato la Luce, arriverà la Luce che ci confonderà, perché ci farà vedere come non realtà quello che noi credevamo realtà.
Dio ci fa vedere in questa scena queste due visite appunto per salvarci e per evitarci che il secondo tempo sia di giudizio.
Il secondo tempo è giudizio, è porta chiusa, è fuga, l'anima è costretta a fuggire.
Se noi meditiamo, il Signore ci fa vedere questi due tempi prima che questo secondo tempo avvenga nella nostra vita.
La Parola del Signore meditata, è anticipo di quello che avverrà o che può accadere, è anticipo per evitarci che avvenga.

Rifiutare l'ascolto di Dio. "Ma all'alba, Gesù tornò di nuovo nel tempio". Gv 8 Vs 2 25.12.83

Qui i farisei, avevano rifiutato di ascoltare Cristo in nome della legge, mentre Nicodemo invitava ad ascoltare Gesù: "La legge può forse condannare qualcuno senza averlo prima ascoltato?". Invitava ad ascoltarlo.
I farisei non lo ascoltarono dicendo: "No, noi non lo ascoltiamo perché Costui viene dalla Galilea e non può essere il Messia". Lo rifiutavano per il luogo di cui era originario. Non si può condannare un uomo perché viene dal meridione o dal settentrione, da occidente o da oriente: è sbagliato.
Qui condannavano Gesù, rifiutavano cioè l'ascolto del Messia in nome di quello che era scritto nella legge e cioè che il Messia doveva nascere in Giudea.
Qui abbiamo Gesù che ritorna e proprio con la legge li condannerà: "Chi è senza peccato scagli la prima pietra".
Loro si ritenevano sicuri, trincerandosi dietro la legge: "La legge ci ordina di condannare le donne come lei".
Tutto quello che avviene nel Vangelo, è rivelazione di quello che avviene nella vita di ognuno di noi.

Conferma o giudizio. "Ma all'alba, Gesù tornò di nuovo nel tempio". Gv 8 Vs 2 25.12.83

Se ci sono due visite della Luce, ci sono due nascite da parte dell'uomo.
Abbiamo la prima nascita all'incontro con la Luce che è orientamento a-, la Luce viene per orientarci, essendo proposta viene per darci l'orientamento e l'orientamento non avviene senza di noi.
La Luce arriva a noi senza di noi e ci fa la proposta del Fine, dell'Unica cosa necessaria, dell'Essenziale, se noi aderiamo e lo riconosciamo come vero, qui abbiamo l'orientamento al Fine ed è questa prima nascita in cui l'uomo incomincia a camminare verso la Verità e poi abbiamo la seconda visita della Luce.
La prima visita, essendo proposta, avviene in un campo diverso dalla Luce stessa, perché se la Luce ci propone una cosa, evidentemente in quanto ce la propone, è diversa dalla nostra realtà, è diversa dalle cose che noi vediamo.
Quindi la Luce ci propone qualcosa di diverso da quella realtà che è di fronte a noi.
La seconda visita della luce, è presentazione della realtà di ciò che noi abbiamo creduto.
Per cui la Luce nella seconda visita ci fa vedere come realtà, quello che noi abbiamo creduto.
Nella prima nascita noi abbiamo la fede a ciò che la Luce ci propone, perché non la vediamo ancora come realtà, se crediamo a ciò che la Luce ci propone e quindi incominciamo a camminare verso quello, andiamo incontro alla seconda visita della Luce in cui la Luce stessa ci confermerà e ci farà vedere la realtà di quello che abbiamo creduto.
Se invece non abbiamo creduto alla Luce, questa seconda visita, diventa motivo di giudizio.

L'opera della Luce è duplice. "Ma all'alba, Gesù tornò di nuovo nel tempio". Gv 8 Vs 2 25.12.83

 L'opera della Luce di Dio è duplice.
Abbiamo l'opera della Luce che arriva a noi prima delle nostre parole e allora arriva a noi come proposta e abbiamo l'opera della Luce che arriva a noi, dopo che noi abbiamo parlato, cioè dopo che noi abbiamo rivelato il nostro animo, di fronte alla Luce.
La Luce arriva a noi, prima che noi abbiamo manifestato il nostro animo.
Noi non possiamo manifestare il nostro animo se la Luce per prima non giunge a noi con le sue proposte: l'iniziativa è sempre di Dio.
Quando la Luce arriva a noi ci propone Dio, ci propone ad impegnarci in Dio, ad ascoltare Dio e c'impegna quindi a una risposta e noi non possiamo non rispondere, perché in un modo o nell'altro noi rispondiamo di fronte alla proposta che riceviamo.
Quindi in un primo tempo La Luce arriva all'uomo proponendo i Suoi argomenti e l'uomo dà una risposta e dando una risposta rivela il suo cuore, rivela il suo pensiero, rivela il suo animo.
Adesso l'uomo ha rivelato il suo animo, ha parlato e Dio su questa parola dell'uomo abbiamo un secondo tempo della Luce.
È la Luce che viene adesso per raccogliere la parola che l'uomo ha detto verso la Luce, se è stato un "Sì", per confermarlo, oppure per dimostrare l'errore, la confusione, la colpa che l'uomo porta in sé se c'è stato un "No".

La Parola di Dio sulla parola dell'uomo. "Ma all'alba, Gesù tornò di nuovo nel tempio". Gv 8 Vs 2 25.12.83

Noi vedremo in tutto questo capitolo ottavo che cosa succederà a quei capi dei sacerdoti e a quei farisei che saranno costretti da Gesù ad ascoltare parole che essi non vogliono ascoltare.
Proprio su quell'argomento (la legge) nel quale essi si ritenevano sapienti e giusti.
Abbiamo visto che proprio di fronte a Nicodemo avevano ammonito Gesù ad approfondire, a conoscere e a studiare la legge.
Proprio sull'argomento per il quale loro avevano rifiutato la Luce, adesso il Verbo di Dio li costringerà ad ascoltare quello che essi non vorrebbero ascoltare, per cui saranno costretti a scappare.
Ecco perché Gesù ritorna, il giorno dopo all'alba nel tempio ad insegnare.
Gesù li attendeva per dire a loro l'ultima parola.
Per ultima parola s'intende la Parola di Dio su quella parola che loro avevano detto.
Questo ci fa capire che l'opera della luce di Dio è duplice.

La Luce che costringe. "Ma all'alba, Gesù tornò di nuovo nel tempio". Gv 8 Vs 2 25.12.83

L'uomo non è libero di ascoltare quello che magari vorrebbe ascoltare ed è costretto ad ascoltare quello che magari non vorrebbe ascoltare.
È proprio qui che noi troviamo l'ultima Parola di Dio.
L'ultima Parola di Dio, sulla parola che ha detto l'uomo.
Dio viene per far ascoltare all'uomo ciò che l'uomo non vuole ascoltare.
Ciò che l'uomo non vuole ascoltare perché non lo ha voluto ascoltare.
L'uomo che ha rifiutato la Luce, è un uomo che non vuole ascoltare la Luce.
Arriva un giorno in cui la Luce costringe l'uomo ad ascoltarla.

"Solo chi è da Dio ascolta Parole di Dio". "Ma all'alba, Gesù tornò di nuovo nel tempio". Gv 8 Vs 2 25.12.83

L'uomo non è libero di ascoltare quello che vuole e non è libero di non ascoltare quello che non vuole ascoltare. Arriva un  momento in cui l'uomo è costretto ad ascoltare quello che non vuole ascoltare.
Questo  è una conseguenza del fatto che solo quando la Luce sfiora l'uomo, dà all'uomo la possibilità che è grazia, di ascoltare e di seguire la Luce.
Se la Luce non parla, l'uomo non può seguire le cose dello Spirito.
L'uomo è schiavo delle presenze.
Ed è costretto a vivere e ad ascoltare quello che costituisce il suo mondo presente e soltanto quando in questo suo mondo presente, la Luce si rende presente e gli parla, gli dà la possibilità di ascoltare le cose della Luce, poiché l'uomo può volere soltanto ciò che ha presente.
L'uomo qui ha la possibilità di occuparsi delle cose della Luce, non è detto che lo faccia, perché Dio non lo costringe.
La Luce si propone e diventa quindi una possibilità.
Ma se l'uomo non accoglie questa possibilità e ritorna al suo mondo di prima, l'uomo perde la possibilità dell'ascolto.
Il campo di ascolto dell'uomo, è una funzione di quell'unica cosa necessaria o di quell'amore che lui ha posto dentro di sé.
Quindi ciò che definisce, che determina il campo d'ascolto, è ciò che noi portiamo dentro di noi come motivo di vita.
E il nostro motivo di vita è ciò cui noi dedichiamo la nostra esistenza, la nostra vita, sopratutto è ciò cui dedichiamo il nostro pensiero.
Questo determina in noi il campo di ascolto oltre il quale non possiamo andare, se arriva a noi qualcosa che è fuori di questo campo d'ascolto, quindi che è fuori di questo campo d'interesse (ciò che noi riteniamo necessario per la nostra vita), noi ci accorgiamo che lo sopportiamo a malapena.
Le parole ci stancano, non riusciamo a portarle in noi e a un certo momento siamo costretti a scappare.
Le parole che sono fuori di questo campo, non penetrano, non possono penetrare in noi.
Gesù riguardo a questo ha parole molto chiare perché dice che ognuno può ascoltare soltanto ciò che si riferisce a suo padre.
Chi ha come padre, come motivo determinante della sua vita altro da Dio, non può ascoltare, non può sopportare, non può lasciare penetrare in sé le Parole di Dio.
Soltanto chi è da Dio ascolta Parole di Dio.

L'ultima parola è di Dio. "Ma all'alba, Gesù tornò di nuovo nel tempio". Gv 8 Vs 2 25.12.83

E allora quale è il significato di questo ritorno di Gesù a Gerusalemme, dopo essere stato rifiutato nel tempio?
Nel tempio nel senso che i capi dei sacerdoti e i farisei, lo avevano respinto.
La Luce, in quanto si presenta all'anima, propone i suoi argomenti e se l'anima rifiuta questi argomenti, si direbbe che l'anima della persona umana dice l'ultima parola.
La Luce è giunta, l'anima non l'ha accolta e questa è la parola definitiva, sembrerebbe così.
Ma nel Regno di Dio, l'ultima parola non è mai dell'uomo, l'ultima parola è di Dio.
L'uomo può uccidere Cristo, l'uomo può uccidere la Parola di Dio che arriva a lui, l'uomo può rifiutare la Luce ma, questa non è l'ultima parola, l'ultima parola è di Dio.Questo Dio che ritorna per dire questa ultima parola.
Evidentemente Dio dice l'ultima parola, dopo che l'uomo ha detto la sua parola.
Dopo la morte di Cristo abbiamo la resurrezione di Cristo, ecco, abbiamo Dio che sulla parola detta dagli uomini (uccisione di suo Figlio) scrive una ultima sua parola: è Cristo risorto.

Dio non si ripete. 25.12.83

Gesù dirà, rivolto a Gerusalemme: "Quante volte ho cercato di raccogliere i tuoi figli, come una gallina fa con suoi i pulcini!".
Questo: "Quante volte", fa pensare a questi ritorni di Gesù, per cercare di recuperare anche il tempio.
Apparentemente c'è ripetizione ma non c'è ripetizione nelle opere di Dio: il tempo passa a senso unico.
E se passa a senso unico, noi non possiamo ritrovarci in una esperienza già vissuta.
Il tempo è come un fiume, noi non possiamo bagnarci due volte nella stessa acqua, il fiume scorre, noi possiamo immergerci nello stesso fiume ma non nella stessa acqua.
Il tempo è Dio che viene a noi, è il Regno di Dio che si avvicina ma, proprio perché passa a senso unico, ci rivela che non c'è ripetizione.
Dio non si ripete.

giovedì 9 aprile 2020

Ascolto e finalità. 18.12.83

 Noi facciamo fuori Dio, in quanto mettiamo altri motivi nella nostra vita.
Cioè, noi non ci rendiamo conto ma, tutto quello che arriva a noi, noi dobbiamo sempre mantenerlo unito a Dio, cioè riportarlo sempre a Dio.
Dio c'è già dentro di noi. Ascoltare vuole dire unificare. Io non posso unificare in Dio se Dio non è il mio punto fisso di riferimento.
Dio abita già in noi, tutti i guai derivano dal fatto che tutte le cose che arrivano a noi, noi non le riportiamo a Dio, non le unifichiamo in Dio.
Cosa succede? Queste cose non unificate in Dio, diventano loro motivanti noi e la nostra vita.
Io quando vedo una bella casa, non la riporto nel Pensiero di Dio, per cercare il Pensiero di Dio nel presentarmi quella bella casa, mi dico che sarebbe bello possederla e adesso la bella casa diventa motivo della mia vita e io adesso lavoro tutta la vita per possedere quella bella casa: è finito: ho come motivazione principale del mio vivere la casa.
Cosa è successo?
Dio c'era ma tu hai fatto l'errore di non riportare in Dio quella casa che Dio ti presentava nel suo Pensiero, non hai riportato la casa nel suo Principio.
Hai trascurato quello che Dio ti voleva significare di Se Stesso in quella casa, l'hai riferita a te stesso, quindi l'hai separata da Dio ed è diventata motivante la tua vita e condizionante il tuo campo d'ascolto.
D'ora innanzi cosa succederà?
Tu ascolterai tutte quelle informazioni che riguardano quella casa e basta, non puoi più ascoltare altro perché tu hai come tua meta, come tuo fine la casa.

Schemi di necessità. 18.12.83

Dio va posto proprio come necessità della nostra vita, come bene necessario per noi.
Noi generalmente riteniamo che Dio sia il bene indispensabile ma sono sempre termini ambigui.
Io dico che senza Dio non posso fare niente ma, anche senza il denaro non posso fare niente.
Oppure come dicevamo l'altra volta: "La salute è tutto", per cui l'importante è avere la salute.
Senza accorgercene noi, introduciamo dentro di noi, degli schemi di necessità, che poi ci fanno deviare e ci fanno parlare in modo diverso da Dio.

Il rumore delle parole di Dio. 18.12.83

L'ascolto è essenzialmente un accordo.
Là, dove non c'è accordo, noi non possiamo ascoltare.
Cioè le cose arrivano a noi ma, arrivano a noi come rumore, danno fastidio, noi non le sopportiamo, anche le parole stesse di Dio, arrivano a noi ma ci danno fastidio, perché non sono sulla nostra stessa lunghezza d'onda.
Dio tutte le cose le crea per fonderle tutte in uno, nella sua unità e quindi per portare anche noi nella sua unità.
Però siccome si richiede la partecipazione personale, si richiede questo fatto interiore.
Se dentro di noi non c'è Dio, noi veniamo a trovarci nella impossibilità assoluta di ascoltare Dio, non possiamo ascoltare Dio.
Cioè, avvertiremo le Parole di Dio ma come rumore, soltanto come rumore ma, non possiamo ascoltarle: "Avete orecchie ma non ascoltate".
Questo avviene perché non c'è la sintonia.

Ascolto: lunghezza d'onda. 18,12,83

Non è la lunghezza d'onda fuori che condiziona quella interna, è la lunghezza d'onda interna che conta.
Noi percepiamo un suono in quanto dentro di noi, nel nostro stesso orecchio, ci sono delle corde che vibrano sulla stessa lunghezza d'onda del fatto che arriva dall'esterno, altrimenti non lo percepiremmo.
Quindi tutto dipende dall'interno, tutto è segno, tutto dipende dall'interno.
Soltanto se dentro di noi vi è una lunghezza d'onda che vibra sulla stessa consonanza che c'è all'esterno (all'esterno è tutta Parola di Dio) noi ascoltiamo.
In caso diverso noi non possiamo ascoltare.
Questa lunghezza d'onda, dentro di noi si forma in quanto mettiamo Dio come unica cosa necessaria nella nostra vita, cioè mettiamo la conoscenza di Dio, come unica cosa necessaria, qui allora abbiamo la possibilità dell'accordo e quindi dell'ascolto.