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lunedì 2 dicembre 2024

PONZIO PILATO E IL LUPO - Ogni uomo è Pilato - L'amicizia con Cesare - La paura - L'autorità.

 

Ci riferiamo come scena guida fondamentale, per approfondire questo argomento del lupo, della scena di Ponzio Pilato, ci aiuta bene. A Pilato è stato portato Gesù, è stato affidato Gesù e Gesù è la vita, come la vita è affidata a ogni uomo. A Pilato viene presentato Gesù come un malfattore. Lo dicono i sacerdoti, gli scribi, lo dice la folla. "Se non fosse un malfattore non te lo avremmo presentato". Però Pilato capisce che Gesù non è colpevole. Era un romano, quindi sapeva misurare le colpe su dati positivi. Per i romani quello che valeva era la legge, era il diritto. Pilato capisce che Gesù non è colpevole e già qui abbiamo la situazione di ogni uomo. Abbiamo un uomo a cui viene presentato Gesù e presentato come un malfattore (sentito dire) In Pilato il sentito dire è questo: "Gesù è un malfattore e te lo abbiamo presentato perché tu lo abbia a condannare". Pilato invece personalmente capisce (quindi è convinto) che Gesù non è un malfattore. E allora qui abbiamo il dilemma, Pilato dichiara ufficialmente: "Non trovo in Lui colpa alcuna". E fin qui andiamo bene, si assume la responsabilità e lo dichiara: "Non trovo in Lui colpa alcuna". È la Verità e Pilato l'afferma. Però in Pilato c'è anche il problema della folla, dei sacerdoti, dell'autorità che dicono: "Costui è un malfattore". A un certo momento succede che Pilato, pur convinto dell'innocenza di Gesù, cede Gesù alla volontà della gente, alla volontà dei sacerdoti, alla volontà dell'autorità. E perché lo cede? Perché non si assume più la responsabilità di quello che lui sa, della Verità? Perché a un certo momento gli dicono: "Se tu non lo condanni non sei amico di Cesare". Cesare era l'imperatore da cui Pilato dipendeva. Non essere amico di Cesare, voleva dire perdere la propria carriera. Perdere la propria carriera voleva dire rischio per la propria famiglia, rischio per l'onore, rischio per tutto, in campo economico, come gloria e nel campo della sua vita stessa. Gesù diceva: "Chi cerca di salvare la sua vita la perde". Ecco il lupo per Pilato, la paura. Pilato era convinto dell'innocenza di Gesù, convinto quindi a contatto con la Verità, sapeva che Gesù era innocente. A un certo momento in Pilato prevale la paura. Prevale la paura perché evidentemente i pensieri dell'io..... Ecco il rischio in cui si trova ogni uomo. La paura domina l'animo di Pilato, Pilato rinuncia alla Verità e la consegna alla folla, ai sacerdoti, all'autorità, l'agnello viene mandato a morte. La pecora viene sbranata dai lupi. Il problema è quello di capire il significato del lupo. Qui in Pilato lo vediamo bene il lupo. Abbiamo visto domenica scorsa la fuga da Dio. Qui oggi nel lupo vediamo ciò che determina la fuga da Dio. C'è stata la minaccia: "Se tu lo liberi, non sei amico di Cesare". C'è sempre questa minaccia nella vita di ogni uomo. "Non sei amico di Cesare". Qui Pilato crollò. E crollando l'agnello è stato divorato dal lupo. Pilato ha ceduto la sua vita, ha perso la sua vita. Perché in Gesù c'era la sua vita. Pilato sapeva che Gesù era innocente. Pilato aveva presente a sé la Verità.


Commento di Luigi Bracco al Vangelo 26/agosto/1990 Il mercenario invece, che non è pastore e al quale le pecore non appartengono in proprio, vedendo venire il lupo, abbandona le pecore e fugge e il lupo le rapisce e le disperde. Gv 10 Vs 12 Terzo tema. Titolo: Lo spazzino della città: il lupo. La fuga in Dio. Incontro completo: http://luigibracco.altervista.org/10.12.htm#III

IL PENSIERO ILLUMINA LA REALTÀ-Render grazie-Consacrazione nella mente-Coincidenza pensiero-realtà.

 

Tutta la creazione è fatta nel Pensiero di Dio ma il Pensiero di Dio, io non lo conosco nella creazione. La creazione è soltanto uno stimolo a ritornare a Dio, il Pensiero di Dio lo conosco solo in Dio, solo da Dio, io conosco che Dio fa tutte le cose per farsi conoscere, per manifestare Se stesso. Rendere grazie vuole dire riconoscere l'intenzione con cui Dio fa tutte le cose. La vera consacrazione avviene nella mente e nella mente le cose non avvengono senza la nostra partecipazione, per cui se nella nostra mente abbiamo una intenzione diversa dall'intenzione di Dio, noi ci troviamo immersi nelle contraddizioni, ma questa non è la Realtà, solo quando la mia intenzione coincide con l'Intenzione di Dio che c'è nella Realtà, tutte le contraddizioni scompaiono. Se io vedo contraddizioni vuol dire che in me c'è un pensiero diverso dal Pensiero di Dio. Commento di Luigi Bracco al Vangelo di Giovanni. 6/Settembre/1987 "Come mai un uomo un peccatore potrebbe fare tali prodigi?". E tra di loro vi fu discordia. Gv 9 Vs 16 Quinto tema. Titolo: La logica dell'adorazione. Incontro completo: https://digilander.libero.it//plumbook/9.16.htm#quinto http://luigibracco.altervista.org/ http://luigibracco.dx.am/ https://digilander.libero.it//plumbook/ https://www.facebook.com/groups/323860022434650/

CONFLITTO AUTORITÀ E PERSONA - La religione personale -Soli davanti a Dio - L'istituzione religiosa.

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Qui l'autorità, il tempio, l'istituzione sono amici di Dio: "Noi non siamo figli di prostitute, noi siamo figli di Dio". Questi "amici" di Dio, queste istituzioni, queste autorità a un certo momento cosa fanno? Decidono di mandare a morte Gesù. Decidono di mandare a morte Gesù? Cosa vuole dire? Decidono di mandare a morte, uno Spirito che l'uomo porta dentro di sé. Decidono di mandare a morte il Pensiero di Dio. Decidono di mandare a morte il Pensiero di Dio che ogni uomo porta dentro di sé. Perché in questo "Tu" s'inaugura una religiosità personale e allora c'è conflitto. Conflitto tra l'autorità, l'istituzione e la persona. Conflitto tra la religiosità ufficiale e la religiosità personale. Decidono di mandare a morte Gesù. Evidentemente Gesù dava fastidio, soltanto per questo lo mandano a morte. Gesù era uno che diceva di non dare a nessuno il nome di maestro, nemmeno al sommo sacerdote, era uno che diceva ai farisei: "Le prostitute vi precederanno nel Regno di Dio". Altro che fastidio! Questi qui lo hanno mandato a morte. Perché? Ma perché sta sgretolando la nostra cattedra, sta distruggendo il nostro posto: "Verranno i romani e distruggeranno il tempio", è Lui che lo sta distruggendo! Volevano mandare a morte Lui. Nasce la conflittualità tra tutto ciò che è ufficiale, tra tutto quello che è autorità, istituzione e quello che è religione personale, quello che è attrazione per Dio. Dio quando ti prende è un fuoco che ti porta via. A che cosa ti porta via? Tu non sei più uno fra tanti, tu sei solo. Ecco che allora l'istituzione incomincia a rosicare, incomincia a non sopportarti più, incomincia a condannarti: "Beati voi quando vi perseguiteranno", era Gesù qui che si dichiarava. L'istituzione è fatta da Dio, il sommo sacerdote è voluto da Dio e perché a un certo momento l'istituzione manda a morte Dio? Perché? Il perché Gesù stesso lo dichiara. Perché le autorità pascolano se stesse, come abbiamo visto in Ezechiele questa settimana, anziché pascolare il gregge. Perché le istituzioni, l'autorità, anziché servire la persona, fanno servire la persona. Infatti Gesù dice che più è in alto e più deve essere servo. Cosa vuol dire essere servo? Servo vuole dire servire, non farsi servire. E cosa vuole dire servire la persona? Vuol dire servire la religiosità personale della persona che sta cercando Dio, non vuol dire alla persona: "Tu devi servire il mio istituto, tu devi servire la mia autorità, tu devi servire la religiosità ufficiale, la chiesa", questo non è servire, questo è fare servire. Ecco perché a un certo momento c'è il conflitto, c'è la lotta, c'è la guerra. Nel Regno di Dio non ci sono dei negozi che vogliono avere dei clienti, ci sono dei negozi che sono a servizio dei clienti.. Presso Dio,tutte le autorità, tutte le istituzioni sono a servizio della persona. Non è l'istituto che arriva a Dio, è la persona che arriva a Dio. Tutte le creature e tutte le istituzioni e tutte le religioni hanno lo scopo di servire la persona che cerca Dio. Perché a Dio non si giunge in gruppo, non si giunge in società, a Dio si giunge personalmente, solo la persona. La persona è la "struttura" fatta per conoscere Dio. Le istituzioni non sono strutture fatte per conoscere Dio, le istituzioni sono a servizio della persona. Quindi le istituzioni non devono far servire la persona a loro stesse. L'uccisione del Cristo è l'uccisione del "Tu" di Dio presente in noi. Come si uccide? Si uccide con le false sicurezze. Le autorità, le istituzioni seminano le false sicurezze, per cui quello è sicuro perché: "Te lo dico io", "Quello è sicuro perché lo dice l'istituzione". Queste sono false sicurezze, perché la vera sicurezza viene soltanto da Dio. Ѐ la conoscenza che ti rende sicuro. Non sono le parole di uomini che ti danno la sicurezza ma la Parola di Dio. Ѐ la parola che quando ti illumina ti rende sicuro, certo. La verità opera convincendo, le autorità operano imponendo. Cosa succede nelle false sicurezze? "Io ho trovato la salvezza e la verità in quanto servo un istituto, una istituzione". Quanti tedeschi/nazisti si sono ritenuti giustificati dei loro delitti dicendo: "Abbiamo ubbidito all'autorità"? Un tempo si diceva che l'ubbidienza è tutto e abbiamo visto dove si finisce con l'ubbidienza! Le false sicurezze richiedono ubbidienza, appunto perché sono false sicurezze.

Commento di Luigi Bracco al Vangelo 21/Agosto/1994 Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo. Gv 11 Vs 53 Titolo: Il sabato è fatto per l'uomo e non l'uomo per il sabato. Incontro completo: https://luigibracco.altervista.org/11.53.htm http://luigibracco.dx.am/ https://digilander.libero.it//plumbook/ https://www.facebook.com/groups/323860022434650/

giovedì 28 novembre 2024

Ecco, facciamo come argomento di oggi, quest'interrogazione di Andrea: "Cos'è mai questo per così tanta gente?". Cerchiamo di mettere a confronto, quanto dice qui Andrea con quanto disse Filippo, cioè cerchiamo di cogliere la sostanza delle loro proposte, raffrontandole con quello che è il problema principale che pone Gesù, che è quello della fame: "Dove troveremo noi tanto pane, per dare da mangiare a tutta questa gente?".

Cioè qui Gesù aveva posto il problema della fame, come problema di vita dell'uomo, perché il Signore parla sempre spiritualmente, perché parla nel Pensiero del Padre e il suo argomentare è sempre rivolto a quello che è essenziale per l'uomo, cioè la sua salvezza e qui Gesù propone ai suoi apostoli, di capire qual è il cibo che veramente soddisfa la tanta fame dell'uomo. Nella tanta fame dell'uomo, dobbiamo vedere quello che è il problema principale dell'uomo, il bisogno principale dell'uomo. L'uomo è un essere creato insoddisfatto e qui Gesù praticamente chiede dove l'uomo possa trovare la felicità, dove si può trovare ciò che renda l'uomo soddisfatto, felice. E raffrontato a questo argomento "dove trovare la felicità per l'uomo" dobbiamo valuta questa risposta di Andrea: "Cos'è mai questo per così tanta gente?", quello che ha un fanciullo a disposizione è quello che ha l'uomo a disposizione: la terra, il mondo, i beni, la ricchezza, la scienza..."Cos'è mai questo per tutta questa gente?". Cioè quasi a dirci che se anche l'uomo conquistasse anche tutto il mondo, o avesse tutte le ricchezze, non troverebbe la sua felicità. E qui si mette in evidenza, l'impotenza dell'uomo a risolvere il problema. Dio ha posto all'uomo un problema grandissimo che è il problema della sua vita, della sua felicità, dell'eliminazione di ciò che lo rattrista, come colmare il vuoto dell'uomo, l'uomo sostanzialmente è un vuoto da colmare e qui Andrea dice: "Cos'è mai questo, per colmare tutto questo vuoto?", è una goccia nel grande deserto del bisogno dell'uomo. E allora chiederei qual è il senso, il significato, di questa insufficienza di tutto quello che l'uomo ha, e l'insufficienza di tutto quello che l'uomo potrebbe avere per trovare la felicità. Se noi approfondiamo le due proposte, di Filippo e di Andrea, notiamo che Filippo, di fronte al problema suscitato da Gesù dice "bisognerebbe", mentre Andrea dice "abbiamo soltanto", Filippo prospetta quello che ci vorrebbe per potere soddisfare quella fame, vede una possibile azione dell'uomo verso la conquista di qualcosa con cui possa soddisfare il suo bisogno, praticamente è l'uomo che è convinto che attraverso l'azione può soddisfare la sua fame, invece Andrea è l'uomo che riconosce la miseria, la povertà, il niente di quello che si ha a disposizione. Ciò su cui dobbiamo riflettere è che né rassegnandoci a quello che abbiamo a disposizione, né proiettandoci verso quello che potremmo avere, riusciamo a rispondere al bisogno, alla fame sostanziale dell'uomo. Cioè tanto la risposta di Filippo, come quella di Andrea sono errate, però tutto questo ha un significato. Noi ci troviamo quindi di fronte a un problema, verso il quale l'uomo è impotente. Filippo dice che se noi ci diamo da fare e conquistiamo tutto il mondo, riusciamo a soddisfare la fame dell'uomo, mentre Andrea costata che a disposizione non abbiamo niente, è rassegnato, ma sia chi si rassegna come Andrea, sia chi si proietta nell'azione come Filippo, sono nella posizione sbagliata. Eppure Dio ci pone il problema, non perché noi ci rassegniamo a risolverlo, né perché noi ci illudiamo di risolverlo attraverso l'azione. Tutti quanti noi patiamo di questa fame spirituale, però tutti noi tendiamo a sfamarla attraverso i beni sensibili del mondo. L'uomo non può diagnosticare la causa della sua fame spirituale, lui la avverte e quindi la proietta verso le cose che esperimenta: creature, denaro, potere. Ognuno di noi avvertendo l'infelicità ritiene che raggiungendo un certo bene materiale possa sentirsi felice, poi però quando raggiunge l'obbiettivo scopre di non avere risolto nulla. Cioè il problema dell'infelicità non si risolve con l'avere, avessimo anche tutto l'universo nelle nostre mani, noi non saremmo soddisfatti. Allora uomo fermati, non muoverti più, perché la soluzione del tuo problema, non sta nell'avere.
Commento di Luigi Bracco al Vangelo 16.Settembre.1979 C'è qui un ragazzo che ha cinque pani d'orzo e due pesci; ma che cos'è questo per tanta gente? Gv 6 Vs 9 Titolo: Il problema della fame. Incontro completo https://luigibracco.altervista.org/6.7-9.htm#nove


mercoledì 27 novembre 2024

Fisicamente tu sei distinto da un altro uomo, come persone no.

Una persona è nell'altra.

Le persone sono compenetranti.

Il Padre è nel Figlio.

Il Figlio è nel Padre.

Noi che siamo fatti a immagine e somiglianza di Dio, non siamo fatti isolati nello spirito come sono isolati i nostri corpi nella materia. Le persone si compenetrano a vicenda.

Parlano una nell'altra.

Se noi fossimo spiritualmente intelligenti, io vedrei attraverso il tuo parlare tante altre persone che parlano in te.

Parlando attraverso te.

Non essendo intelligenti, noi ci fermiamo invece al corpo: "Sei tu che parli".

Ma nella persona ci sono sempre altre persone che operano, perché sono presenti.

                                                                                 https://luigibracco.altervista.org/12.10.htm



Conoscendo Dio tu vedi l’infinito di Dio in un fiore, noi invece ci fermiamo all’apparenza e per noi un fiore è semplicemente un fiore.

Il peccato che a noi pare un fatto negativo, è un fatto molto positivo, operato da Dio per farci scoprire la sua comprensione e farci entrare in quell’amore che ci rende più attenti a Lui che a noi.



L’unica libertà che abbiamo consiste nel fatto che noi possiamo pensare a noi stessi, alla creazione oppure possiamo pensare Dio. Potere pensare a noi stessi, è la condizione necessaria per avere la possibilità di conoscere Dio, però Dio non possiamo conoscerlo nel pensiero del nostro io, perché Dio si conosce soltanto nel Pensiero di Dio, quindi si richiede il superamento del pensiero del nostro io. Questo superamento dell’io è la prova che ogni creatura (angeli compresi) deve superare per potere giungere a conoscere Dio ed è l’atto fondamentale di Giustizia, se la creatura non si decide nella sua coscienza, nel suo io a fare questa Giustizia, resterà eternamente nel dubbio se Dio è opera dell’uomo o se l’uomo è opera di Dio.



Il cammino verso Dio è un cammino dinamico: a senso unico, quindi lineare. Ma se non concludo in Dio, io comincio a girare. Divento un cerchio. Comincio a girare attorno a quello che non ho raccolto. Quindi tutto quello che non raccolgo in Dio, diventa in me rotatorio. Ed è un cerchio che si stringe sempre di più, diventa sempre più piccolo: le persone anziane girano attorno a un mondo piccolissimo, diventano ripetitivi. Il che vuol dire che a un certo punto, il moto lineare che doveva concludere verso Dio, ha cominciato a ripiegarsi e a diventare un cerchio e qui abbiamo l’isolamento, a un certo momento si stringe tanto che diventa un punto e scompare.


martedì 26 novembre 2024

Dio non ha bisogno dell’uomo, però incarnandosi in Cristo, Cristo ha bisogno dell’uomo, ha bisogno di essere compreso dagli uomini.

                                                                        https://luigibracco.altervista.org/12.2.htm


I problemi presso Dio si risolvono, lontano da Dio invece si complicano, più siamo lontani da Dio e più siamo immersi in un caos di problemi che non si risolvono: è come una mosca che cade in una ragnatela, più si agita e più resta invischiata, non agitarti, perché la soluzione dei tuoi problemi è il Pensiero di Dio, non il pensiero del tuo io. Il problema è una proiezione del nostro rapporto sbagliato con Dio.

                                                                  https://luigibracco.altervista.org/12.3.htm

 

 

La morte del Cristo è la morte dell’uomo. Perché in Cristo c’è affinità con l’uomo? Perché l’uomo muore crocifisso. Crocifisso alle proprie ossessioni.




 


 


 

 

L'IMMORALITÀ DELLA SCIENZA.

Spesso noi diciamo che le scienze sono amorali, cioè non sono né morali, né immorali e che la moralità delle scienze deriva dall’uso che ne fa l’uomo, non è vero, le scienze proprio perché non tengono presente il fine, quindi non tengono presente Dio sono già immorali. I segni di Dio se non vengono portati a Dio, sono immorali e diventano per me motivo di rovina.



 Con Dio è sempre il rovescio di quello che avviene nel mondo, con Dio si inizia piangendo, tribolando e si finisce cantando, con le creature invece si comincia cantando e si finisce piangendo.